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LIBRO DELLE CELEBRAZIONI.
La Cavalcata di San Giuseppe
Comune di Scicli – Provincia di Ragusa
La festa di San Giuseppe di Scicli è una delle più tradizionali e antiche non solo della città ma dell’intera provincia di Ragusa.
La particolarità della festa è costituita dalla tradizionale Cavalcata. Vedere infatti i cavalli vestiti dai manti infiorati in mezzo ai bagliori delle fiaccole e dei falò e fra lo scampanio assordante delle sonagliere, il vociare dei cavalieri, rappresenta certamente uno spettacolo eccezionale e di grande attrazione turistica.
Queste tradizioni legate alle origini della identità cittadina affondano le radici nella civiltà contadina!
Oggigiorno si sente sempre più la necessità di salvaguardare tutte le forme di eventi che manifestano questo radicamento nella cultura popolare e nelle antiche tradizioni per trasmettere ai posteri un patrimonio storico-culturale che la città di Scicli non può perdere.
Comunità interessata
Hanno interesse alla valorizzazione, salvaguardia e conservazione di questa festa tutta la comunità cittadina di Scicli, in particolare il Comune di Scicli che da sempre si è fatto carico di contribuire alla realizzazione della Cavalcata, in collaborazione con la Parrocchia di San Giuseppe di Scicli, cui si aggiungono le diverse associazioni culturali cittadine che hanno interesse a proteggere una manifestazione tipica della cultura e della pietà popolare di Scicli.
Gestione attuale della Cavalcata di San Giuseppe
Essendo un aspetto peculiare della Festa di San Giuseppe, la Cavalcata è organizzata, insieme agli altri eventi liturgici, dalla Parrocchia San Giuseppe di Scicli, in quanto rievocazione della Fuga in Egitto della Santa Famiglia.
L’Amministrazione Comunale, in rapporto sinergico con la Parrocchia, contribuisce alla organizzazione della Cavalcata sia dal punto di visto dei servizi logistici, sia mediante contributo economico atto a sostenere la spesa degli addobbi delle cavalcature.
La realizzazione ultima dell’evento si avvale poi della collaborazione di associazioni e di contributi da parte di istituzioni ed enti pubblici e privati.
Piano di azione per il futuro
Al fine di salvaguardare ulteriormente la festa, salvaguardarla da contaminazioni attualizzanti che potrebbero snaturarne la fisionomia e di rivitalizzarla nella sua specificità l’Amministrazione Comunale di Scicli, di concerto con la Parrocchia San Giuseppe di Scicli ha in progetto il recupero dello svolgimento tradizionale della festa nei suoi vari aspetti e momenti particolari secondo il calendario e le modalità tramandate dalla tradizione.
A questo si lega l’intenzione di promuovere la celebrazione della festa nel contesto delle altre realtà che formano la rete delle celebrazioni iscritte nel Registro delle Eredità Immateriali.
In vista di ciò si pensa di sviluppare anche sinergie tra enti pubblici e privati e Associazioni culturali che contribuiscano alla realizzazione dell’evento annuale.
Scheda descrittiva della Festa e della Cavalcata di San Giuseppe
E’ all’estendersi della devozione a San Giuseppe in epoca post-tridentina dovuta ai vari ordini religiosi presenti nella nostra Isola che anche a Scicli prese forma la festa nella sua configurazione attuale che ha i due punti peculiari nella Cavalcata e nella Cena, oltre alle consuete espressioni religiose legate alla processione e agli altri riti liturgici. In tante feste patronali non solo isolane ma anche nel meridione d’Italia noi troviamo una Cavalcata di Nobili che vanno a rendere omaggio al Santo Patrono sontuosamente vestiti e con cavalli riccamente bardati.
La peculiarità della Cavalcata di Scicli in onore di San Giuseppe è data anzitutto dalle gualdrappe delle cavalcature che sono realizzate non in stoffa ma decorate interamente con il fiore della violacciocca, in dialetto locale “BALUCU”. La scelta di questo fiore è determinata dal fatto di essere conosciuto, per la sua forma, come “bastone di San Giuseppe” (a ricordo del miracolo della sua elezione a sposo della Vergine Maria tramite un bastone fiorito) come ricorda il nome stesso: Balucu da “BACULUM bastone)”.
Secondo la tradizione quindi ancora al presente la vigilia della festa un gruppo di cavalieri vestiti con gli antichi costumi contadini (pantaloni e gilet di velluto nero, camicia bianca ricamata, fascia multicolore intessuta ai fianchi, fazzoletto rosso, burritta, stivali e pipa di canna) e a cavallo di queste cavalcature riccamente addobbate si danno appuntamento nella piazza centrale della città da dove, all’ora stabilita, il corteo si muove dirigendosi verso la chiesa di San Giuseppe. Sul sagrato ci si ferma insieme per ricevere la benedizione e prendere “in consegna” tre figuranti che interpretano la Santa Famiglia. Infatti nel corso degli anni la seconda parte della Cavalcata si è rivestita di un particolare significato religioso, passando da un semplice atto di omaggio alla rievocazione della FUGA IN EGITTO.
I cavalieri dunque faranno quasi da scorta alla Santa Famiglia che con un asinello farà il giro della città rievocando le tappe della fuga e della ricerca di ospitalità, mentre al passaggio del corteo tutti gridano: “Patriarca, Patriarca!!!” Dietro di loro segue ogni tipo di cavalcatura: cavalli, muli e asini e, dopo quelli bardati, anche quelli con solo campanacci o niente semplicemente, tutti con in mano le tradizionali ciaccare, le fiaccole per illuminare la strada fatte con gli steli del locale ampelodesmo. Lungo il percorso la Cavalcata si fermerà in vari punti della città dove sono accesi i “PAGGHIARA”, caratteristici FALO’ per illuminare e riscaldare la Famiglia in fuga.
Gli abitanti del quartieri che curano il falò offriranno così ospitalità e qualcosa da mangiare ai membri della Cavalcata che poi riprenderà il suo giro della città per concludersi nuovamente sul sagrato della Chiesa di San Giuseppe. I falò accesi, dal loro significato apotropaico antico, passeranno poi a costituire i punti di ritrovo e di incontro delle famiglie del quartiere e degli amici e dei passanti che saranno ospitati cortesemente in una serata in cui la condivisione del cibo diventa elemento aggregante e fonte di comunione e gratuità.
La festa liturgica si concentra poi nella celebrazione delle Messe e nella processione pomeridiana del Simulacro del Patriarca cui intervengono di nuovo i cavalieri, stavolta senza le bardature (esposte come atto di omaggio sul sagrato della chiesa) ma ai cavalli sono messi solamente i FILARI al collo con tante campane appese e dal suono caratteristico. La serata è conclusa dalla CENA (vendita all’incanto cioè dei doni offerti per i poveri e per i bisogni della chiesa: ceste di primizie e di frutta, formaggi, animali dolci tipici locali, vini, centrini ricamati e prodotti dell’artigianato locale) e dallo spettacolo pirotecnico. A queste manifestazioni principali ogni anno sono connesse altre attività di vario genere che ne costituiscono la cornice
Fonti
Della festa in passato si sono occupati storici come il Pitrè e Serafino Amabile Guastella e ne ha parlato lo scrittore Elio Vittorini nei suoi romanzi.
Per una conoscenza della storiografia e per il repertorio bibliografico si veda:
LA CHINA IGNAZIO, Appunti per una storia della pietà popolare a Scicli. Primo Quaderno. Editrice Sion, Ragusa 2008.
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