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Sono passati esattamente 330 anni da quel terribile “terremotu ranni” (come lo definirono i cittadini dell’epoca), che sconvolse tutta la fascia orientale della Sicilia, “toccando” pure lembi di Calabria.
Il terremoto storico del 1693 rase al suolo praticamente tutta quella che adesso viene definita Val di Noto.
11 GENNAIO 1693. IL “TERREMOTU RANNI” CHE SCONVOLSE TUTTO IL VAL DI NOTO!
“L’avventura del terremoto iniziò alle 3 e tre quarti della notte del 9 gennaio”.
Nella prima notte secondo gli scritti riportati dall’abate Ferrara, i siciliani dormivano profondamente.
“La luna mutò il suo colore e dopo un’ora venne la prima grande scossa, annunciata da un fragore sotterraneo simile a un tuono rimbombante”.
Il primo giorno del sisma registrò migliaia di vittime. Il terzo giorno, il fenomeno si rivelò nella sua dimensione più apocalittica:
“si aprirono delle fratture nella terra, il mare si ritrasse e poi rifluì con le sue acque, gli animali vennero sbalzati dalla forza del sisma”.
Questa è la descrizione dell’evento così come viene riscritto secondo le testimonianze di allora, nelle cronache del tempo.
A Scicli (RG) non fu risparmiato quasi niente, e tutto il Paese fu praticamente cancellato dalla violenza delle scosse: 2.000 morti tra i cittadini scichilitani, il 21 per cento della popolazione.
Il barocco siciliano
La rinascita di tutto il “Vallo di Noto”, che dovette reinventarsi e ricostruirsi, fu figlia del terremoto dell’11 gennaio del 1693.
Il movimento artistico che caratterizzava il 1600-1700 fece sì che tutta la zona venne ripensata in stile barocco, divenendo così sede importante di un gigantesco cantiere di delizie barocche che ancor oggi distinguono e descrivono la Val di Noto.
Val di Noto Patrimonio Unesco
Nel 2002 Scicli, assieme ad altri otto comuni della Sicilia Sud orientale, viene insignita come città Patrimonio Unesco (Leggi Motivazione di iscrizione di Scicli nella UNESCO WHL).
Si può affermare decisamente che, l’ omogeneità e la ricchezza artistica di tutto il Sud-Est siciliano è nella sostanza il risultato dei lavori legati alla ricostruzione post terremoto del 1693.
Omogeneità e ricchezza tali da essere definite Patrimonio dell’Umanità e avere l’onorificenza di essere inscritte, dal 2002, nella World Heritage List dell’UNESCO.
Antica poesia Siciliana sul terremoto della Val di Noto del 11 gennaio 1693.
Ogni anno in Sicilia orientale si ricorda quel terribile “terremotu ranni” …mentre si stava in ginocchio, davanti all’uscio delle case gli anziani ripetevano la nenia in dialetto e, una candela restava accesa alla finestra per ricordare chi non c’era più.
“All’unnici jnnaru e non ni stornu
pp’aviri affisu Diu tantu supernu
‘n tempu ‘n mumentu,si vitti ‘ntro gnornu
Morti, Giudiziu, Paradisu e Nfernu.
L’unnici di Jnnaru a vintun’ura
A Jaci senza sonu s’abballava
Cu sutta i petri, cu sutta li mura
E cu misericordia chiamava
Santa Vennira nostra prututtura
Sutta di lu so mantu ni salvava
Si vitti e nun si vitti Terranova
Vittoria sprufunnau ‘ntra la sciumara
Commisu persi la so vita cara
e Viscari lu chiantu ci rinnova
tuttu Scicli trimau ‘ntra na vaddata
e Modica muriu tra li timpuna
Ragusa prestu cascau tra li cavuna
E a Chiaramunti nun restau casata
TRADUZIONE :
L’undici di Gennaio e non mento
per avere offeso Dio tanto supremo
nel tempo di un momento si è visto in un giorno
Morte, Giudizio Universale,Paradiso e Inferno.
L’undici di Gennaio alle ore ventuno
ad Aci senza suono si ballava
chi sopra le macerie e chi sotto
chi implorava la misericordia
Santa Venera nostra protettrice
sotto il suo mantello ci preservava
Si vide e non si vide Terranova (Gela)
Vittoria sprofondò nella fiumara
Comiso perse la sua vita cara
e Biscari rinnova il suo pian
tutta Scicli tremò nella valle
e Modica morì (sepolta) dai massi
Ragusa (ben)presto crollò tra le cave
a Chiaramonte non restò una casa.
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[…] Fonte: ilovescicli.it […]