Scicli, pur essendo una piccola cittadina ha una storia millenaria e ricca di storia: la cornice ideale per ospitare, nel corso del tempo, grandi talenti e importanti personaggi. Tante persone importanti e talentuose, hanno dato nei secoli, lustro e importanza a Scicli, sia dentro che fuori le mura locali. A Scicli non sono mancati filosofi, medici, scrittori e poeti, archeologi e studiosi, inventori e benefattori e ...persino Santi. Talenti e personalità che hanno vissuto a Scicli o da qui sono partiti per terre lontane, per essere riconosciuti tra i grandi personaggi della storia. Allo stesso modo Scicli è stata anche meta di illustri personaggi. L'elenco dei personaggi autorevoli per la città di Scicli non può non iniziare con "Busacca", grande benefattore della città e per questo tra i più famosi e acclamati, ancor oggi, dal popolo sciclitano.
Piero Guccione (pittore italiano, Scicli 1935)
Piero Guccione, classe 1935, assistente di Renato Guttuso, viene considerato oggigiorno il massimo pittore italiano contemporaneo e uno dei migliori in attività. Entrato in contatto con gli esponenti del neorealismo, in partic. con R. Guttuso al quale fu legato da profonda amicizia, ne ha condiviso anche il profondo impegno ideologico, aderendo nel 1961 al gruppo Il Pro e il Contro. Fedele a un linguaggio personale, di un realismo nitido, talvolta d'intenso lirismo, ha trovato nei paesaggi e nelle marine, nelle scene di interno e nei ritratti i temi più congeniali. Addirittura vine citato da Gesualdo Bufalino nel suo "Saldi d'autunno": « In Guccione, la pena è moltiplicata: a dargli patimento non è il semplice spettacolo di un'aiola en souffrance, ma quello, più crudo, della terra in pericolo, spogliata, saharizzata, ridotta da verde selva a deserto di dune gialle. »Da anni collaborano con lui artisti di quello che alcuni chiamano il Gruppo di Scicli: Sonia Alvarez, Franco Sarnari, Carmelo Candiano, Franco Polizzi, Mimmo Fiorilla, Paolino, La Cognata ed altri.
Severino Santiapichi
(magistrato, Scicli 26 maggio 1926)Procuratore ad honorem della Corte di Cassazione, è stato per oltre 50 anni in magistratura, avendo presieduto per 20 anni la Corte d'Assise di Roma dopo aver ricoperto per sette anni la carica di vice presidente della Corte Suprema in Somalia. È divenuto noto al grande pubblico per aver guidato la Corte d'Assise nel primo processo, svolto nell'aula bunker del Foro Italico a Roma contro le Brigate Rosse, per l'omicidio il 9 maggio 1978 di Aldo Moro, sequestrato in via Fani a Roma dopo l'uccisione della sua scorta: processo conclusosi con 32 ergastoli.
Presiedette ancora negli anni novanta la Corte d'Assise nei cosiddetti processi "Moro quater" e "Moro quinquies".Santiapichi inoltre presiedette la Corte d'Assise chiamata a giudicare il tentato omicidio del 13 maggio 1981, perpetrato contro il papa Giovanni Paolo II dal terrorista turco Ali Ağca. Dopo il pensionamento per raggiunti limiti d'età, ha alternato l'attività di docente a contratto nell'Università Kore di Enna a quella di scrittore.
Valentino Gerratana
(storico della filosofia italiano. Scicli 1919 - Roma 2000)Collaboratore dell'Istituto Gramsci e prof. nell'univ. di Salerno (fino al 1989). Studioso del marxismo e della sua storia, ha fornito contributi su Engels, Labriola, Lenin, Gramsci, curando inoltre la pubblicazione di testi della tradizione marxista. Si è dedicato anche alla filosofia di J.-J. Rousseau; attento all'aspetto filologico dei testi e delle opere studiate, ha curato l'edizione critica dei Quaderni del carcere diA. Gramsci (1975).
Autore di numerosi articoli e saggi, tra cui si ricordano: Ricerche di storia del marxismo (1972); Gramsci. Problemi di metodo (1997).
Quintino Cataudella
(Scicli, 4 dicembre 1900 – Catania, 6 luglio 1984)E' stato un filologo, latinista e grecista italiano. Dopo essere stato docente di lettere classiche nei licei negli anni tra il 1924 ed il 1936, divenne Ispettore ministeriale, e quindi docente di Letteratura greca all'Università di Genova e, dal 1946, all'Università degli Studi di Catania, di cui fu anche Preside di Facoltà.
Fu autore di una quindicina di monografie, e di parecchie centinaia di articoli apparsi su importanti riviste, quali Athenaeum, Belfagor, Dioniso (di cui fu condirettore), Nuova Antologia, Paideia, Rivista di Filologia Classica, Studi Italiani di Filologia Classica, ed altre. Nel 1957 gli venne assegnato il Premio Marzotto per la critica, e nel 1967 il Premio Feltrinelli per la sezione "Critica e storia letteraria". Fu socio di varie accademie italiane e straniere, e dal 1973 Accademico dei Lincei.
Saverio Santiapichi
(scrittore 1871-1933)Saverio Santiapichi dopo aver conseguito il diploma di ragioniere, si dedicò alla composizione di discorsi ufficiali e commemorativi (alcuni dei quali furono anche pubblicati) e, soprattutto, alle ricerche di storia locale, favorite dalla frequentazione della biblioteca e dell’archivio della nobile famiglia sciclitana dei La Rocca. Frutto di questa passione fu la pubblicazione di diversi opuscoli: Scicli nel Seicento (1911), Scicli nell’Ottocento (I. Le lotte civili), prima parte di una trilogia purtroppo non completata, e, come tributo ai primi due storici sciclitani, le Addizioni all’opuscolo di Fra’ Don Mariano Perello sulle Antichità di Scicli di Antonino Carioti. (da "Scicli: archeologia e territorio" di Pietro Militello )
Francesco Carpentieri
(decano, 1813-1886)Il decano Francesco Carpentieri (in origine Carpinteri), vissuto tra il 1813 e il 1886 a Scicli, è stato benefattore e fondatore dell’Opera Pia inaugurata quattro anni dopo la sua morte. Il suo nome infatti è legato all'ospizio da lui voluto e pensato per ospitare, accudire e sostenere gli orfani poveri di Scicli. La struttura era ospitata nell'ex convento di S.Michele e affidata alle sorelle di Carità o alle figlie di Maria Ausiliatrice. La "gioventù protetta", di ambo i sessi, oltre ad essere accudita e protetta veniva avviata ad attività educative e istruita nelle arti e nei mestieri specialmente. Oggigiorno il ricovero Carpentieri, situato in via F.M.Penna a Scicli, è stato riconvertito in casa di cura per anziani.
Don Giuseppe Miccichè
Confrate di San Bartolomeo, membro di una ricca famiglia nobile locale, don Giuseppe Miccichè svolse un ruolo importante durante la fase ricostruttiva della chiesa, in particolar modo della ristrutturazione della cappella maggiore. Uomo di grande pietà religiosa, fece, di San Bartolomeo di Scicli uno dei templi più ammirati del Val di Noto, ricco di stucchi e d’ori. Dopo la sua morte se ne rispettò la volontà testamentaria: si realizzarono i due monumenti funerari e la tela della "Immacolata tra i santi Guglielmo e Bartolomeo", opera del pittore Francesco Cassarino, collocata nel braccio destro del transetto accanto alla cappella della Addolorata. Il gruppo statuario non datato e anonimo presenta le sculture del Cristo di Maria, Maria Maddalena e San Giovanni. Si tratta di sculture in legno rivestite di stoffa con le mani e la testa in cartapesta. Il Crocifisso, raggiunge effetti di crudo realismo ricorrente nella cultura figurativa popolare. Un uomo carismatico, ricchissimo, sensibile e indubbiamente colto che nell’istituire il Collegio Gesuitico si preoccupa che non venga mai meno la presenza della Compagnia di Gesù a Scicli e, di conseguenza, con essa la sua opera meritoria avente come oggetto l’istruzione “in serviggio del pubblico”.
Don Vincenzo Miccichè
(-1623)Figlio di don Giuseppe Miccichè, faceva parte di uno dei più prestigiosi cenacoli letterari della città e della Contea di Modica, “l’Accademia dell’Inviluppati (1621)” di cui “fu il principe il decano Don Angelo Arrabbito. Fine erudito e filantropo, morì nel 1623, alla giovane età di venticinque anni. Lasciò le sue ingenti fortune al padre Giuseppe perché, proprio lui, il genitore, potesse realizzare la fondazione del Collegio della Compagnia di Gesù a Scicli.
Fra’ Don Mariano Perello
(storico, Scicli...-Scicli 1673)Primo storico sciclitano di rilievo: Mariano Perello, cappellano dell’Ordine Gerosolimitano dei Cavalieri di Malta e abbastanza noto nell’ambiente culturale isolano. Sulla città di Scicli, Perello scrisse un opuscolo, "L’Antichità di Scicli anticamente chiamata Casmena, seconda colonia siracusana". Con Perello, si inaugura la storiografia municipalistica della Contea di Modica, alla quale Scicli faceva parte, e si impone il passato greco della città di Scicli. (da "Scicli: archeologia e territorio" di Pietro Militello). Perello devotissimo alla Madonna delle Milizie di Scicli visse i suoi ultimi giorni nel Convento delle Milizie, dove le sue spoglie sono ancora oggi sepolte.
Cavalli Francesco, detto Pietro Antonio
(frate cappuccino 1595-1662)Fu un medico illustre sciclitano. Laurea in filosofia e medicina, conseguita a Padova il 15 Giugno 1618. Rientrato a Scicli vi esercitò, presumibilmente, per qualche tempo, la professione. Successivamente si trasferì a Mantova presso il duca Ferdinando come medico primario e tale lo confermò Vincenzo II. Morto il Gonzaga, si recò a Innsbruck, alla corte dell'arciduca Leopoldo IV. Nel marzo del 1632, forse, una propensione a lungo covata, lo indussero a indossare il saio cappuccino. Già l'8 settembre dello stesso anno, il Cavalli pronunzia i voti assumendo il nome di Francesco da Scicli; ("Franciscus a Sicli, natione siculus") Nonostante avesse preso i voti Francesco continuò la sua professione di medico ad alti livelli: i suoi richiestissimi pareri andarono anche ad ammalati d'estremo riguardo quali Maria Anna d'Austria, la futura regina di Spagna, e il piccolo Leopoldo, il futuro imperatore, che avrebbe addirittura strappato alla morte. Infermatosi gravemente agli occhi, il C. - della cui presenza rimane traccia in alcuni atti di morte di confratelli da lui firmati, in sostituzione del medico del convento, nel 1653 - è costretto, probabilmente nella primavera del 1654, a ritornare a Scicli fissando la sua dimora presso i cappuccini locali, ove, secondo il Carioti, non trascurò "di dare saggio del gran talento e del suo Spirito nel predicare"; e qui morì nel 1662.
Pietro di Lorenzo Busacca
(Scicli, 1500 circa – Palermo, 22 luglio 1569)Nasce a Scicli intorno all’anno 1500, da Paolo Il Grande e Margherita Falla, ebrei successivamente convertiti al cattolicesimo. “Busacca” era un soprannome che si dava agli ebrei convertiti. Residente presso le Botteghe dei padri cappuccini (ai piedi dell’attuale piazza Carmine) a Scicli intraprese sin da giovane ad le attività di mercante e banchiere che lo arricchirono notevolmente. Le sue attività erano svolte in Sicilia, in particolar modo a Palermo, dove visse buona parte della sua vita. Egli fu un filantropo e benefattore, fondò varie opere caritative a Palermo e in altre città siciliane. Anche Scicli, città da lui mai dimenticata, fu destinataria del suo mecenatismo. Alla sua morte a Palermo nel 1569, infatti egli destinò una parte cospicua dei suoi beni alle due Arciconfraternite della città di Scicli (S.Bartolomeo e S.M.La Nova) per l’assistenza ai poveri, la costruzioni di importanti opere pubbliche per la cittadina e alla costituzione di un’Opera Pia (oggi Azienda socio-sanitaria di assistenza). Si tratta di una tra le più importanti istituzioni di beneficenza della Sicilia per consistenza patrimoniale (seconda soltanto all’Ospedale civico di Palermo). Scicli ha eretto un monumento in suo onore: la statua del benefattore è situata nel centro della piazza del Carmine o piazza Busacca.
Guglielmo Buccheri, San Guglielmo da Scicli (Noto c.a. 1309 - Scicli 4 aprile 1404)
Discendente dalla nobile famiglia Buccheri, fu scudiero del re di Sicilia Federico II che difese dall'attacco di un cinghiale durante una battuta di caccia, restandone ferito alla gamba destra. Secondo la sua biografia, in seguito ad una visione di sant'Agata decise di diventare eremita. Ebbe in regalo dal re un cavallo e del denaro, che cedette ad un povero mendicante in cambio dei suoi vestiti e di una "cuffitedda" (sacchettino di stoffa), dalla quale prese un altro dei nomi con i quali era conosciuto, "Guglielmo Cuffitedda". Ritiratosi in eremitaggio presso Noto, fu raggiunto da Corrado Confalonieri, che proveniva da Piacenza e divenne successivamente patrono di Noto[1]. In seguito all'apparizione della Madonna, si ritirò quindi a Scicli presso la chiesetta di Santa Maria della Pietà, oggi chiesa di Santa Maria La Nova. Gli vennero attribuiti diversi miracoli: la guarigione del nipote di Paolo Guccione, la trasformazione in ricotta della crusca del raviolo di Grazietta e lo scampanio il giorno della sua morte, il 4 aprile del 1404, venerdì santo. I cittadini di Scicli decisero di seppellirlo nella chiesa dell'Annunziata, ma lungo il tragitto si riporta che la bara divenne tanto pesante da costringere i portatori a sostare e facendo capire che il defunto voleva essere sepolto altrove. Alla recitazione delle litanie dei santi la bara si fece nuovamente più leggera quando venne nominato san Matteo e quindi l'eremita venne sepolto nella chiesa di San Matteo in Scicli. Fu beatificato con rito breve del 9 aprile 1537 da papa Paolo III. Le sue reliquie sono rinchiuse in un busto di argento che lo raffigura, a sua volta custodito in un'urna d'argento nella chiesa madre di Scicli.
Don Antonino Carioti
(arciprete, storico sciclitano 1683 – 1780)E' uno degli storici più importanti di Scicli, nasce l’1 agosto 1683 da Giovanni Carioti e da Margherita Impera. Studioso e ricercatore attento della storia sciclitana, è cultore di memorie locali nonché fonte di repertori bibliografici siciliani. Diventa arciprete della chiesa San Matteo, l’antichissima Matrice di Scicli, tra la fine del '600 e il primissimo '700. Carioti trascorse tutta la sua vita a Scicli, dapprima ricoprì il ruolo di canonico della colleggiata di S.Bartolomeo, e dal 1721 fino alla sua morte, quello di arciprete della chiesa Madre di S.Matteo apostolo.
Giovanni Pacetto
(storico e archeologo sciclitano, 1806-1884)Giovanni Pacetto fu canonico della Collegiata della Chiesa di San Bartolomeo in Scicli, storico ed archeologo, accanito collezionista e scrittore prolifico, Pacetto fu soprattutto numismatico, una passione, questa, che lo portò ad effettuare a proprie spese ricognizioni sistematiche e scavi nel territorio, acquisendo una ricca collezione che fu poi ceduta dagli eredi al Museo di Siracusa. Pacetto ha lasciato numerosi scritti, editi ed inediti, con diverse opere manoscritte tra le quali la più ricca ed importante risulta quella dedicata alle Memorie istoriche civili ed ecclesiastiche.
Ignazio Fiorito
E' l’inventore delle serre per primaticci. Scicli vanta la costruzione della prima serra per primaticci, ideata dal genio Ignazio Fiorito, che all'epoca, si fece mandare dalla Pirelli di Milano, dei teli di plastica che lui utilizzò per coprire le colture e proteggerle dalle gelate e dagli agenti atmosferici. La prima serra nacque in contrada Pezza Filippa, a ridosso del mare.
Francesco Mormino Penna (politico e scrittore. Scicli 1860 - Scicli 1925 )
Nacque a Scicli (Ragusa) il 1° agosto 1860 dal barone Ignazio Mormino Papaleo e da Innocenza Penna. Appartenente a una famiglia di piccola nobiltà terriera, sviluppò sin da giovane convinzioni politiche mazziniane e repubblicane. Laureatosi in giurisprudenza e diventato avvocato, fondò il primo circolo repubblicano di Scicli nel 1885. In linea con il pensiero sociale mazziniano, i suoi scritti contribuirono alla conoscenza dei principi socialisti tra i mazziniani dell’epoca, tanto che Il Patto di fratellanza fra le società operaie, di tendenza repubblicana, ne patrocinò la pubblicazione. Eletto consigliere comunale a Scicli nel 1889, si impegnò con il gruppo consiliare democratico-radicale per il controllo democratico delle opere pie da parte dell’ente comunale. Nel 1890 fu candidato per le forze progressiste a Modica nel II collegio della provincia di Siracusa-Modicano, che comprendeva la futura provincia ragusana, ed ebbe 700 voti (su 8000). Il 29 gennaio 1893 fondò il Fascio dei lavoratori di Scicli, che ebbe circa 600 aderenti, e si distinse come uno dei principali rappresentanti del movimento nella Sicilia sud-orientale. Nel 1897, insieme a Felice Albani e Luigi Minuti, diede vita al Partito mazziniano italiano, Mormina Penna collaborò poi con periodici nazionali, affermandosi come uno dei massimi interpreti postrisorgimentali del pensiero mazziniano. Contribuì nel gennaio del 1911 alla costituzione del Comitato nazionale Pro-Albania, contro l’aggressione della Turchia, e nel 1912 promosse l’organo dell’Associazione democratico-sociale di Scicli, Il Martello, quindicinale che fu stampato fino alla fine del 1913. Attestato su posizioni astensionistiche nelle elezioni del 1913, in linea con il Partito mazziniano italiano (PMI), di cui fu membro nel comitato centrale, aderì alle posizioni interventiste nel 1915. Sollecitato ad aderire al fascismo, Mormino Penna oppose un netto rifiuto. (estrapolato da un articolo di Giovanni Schininà)
Raffaele Scalia (pittore-artista. Avola 1876 - Avola 1948)
Raffaele Scalia è stato un pittore, decoratore, illustratore e progettista d'arredi e luci italiano, che si pose tra accademismo e innovazione. Grande professionista e importatore dello stile liberty in Sicilia. Originario di Avola ma, molto importante per Scicli per le tante opere che ha creato per più palazzi nobiliari di Scicli e di Donnalucata. Si riscontrano sue opere nel Palazzo Bonelli e nel Palazzo Spadaro di Scicli. In Sicilia lavorò anche a Palazzolo Acreide,Floridia, Noto. La sua attività di artista lo portò a lavorare in America e ad essere riconosciuto per le sue grandi doti anche oltreoceano. A lui sono state commissionate numerose opere in diverse città statunitensi (Charleroi, Pittsburgh, Cumberland, Clarksburg), ma hanno un particolare rilievo i suoi lavori eseguiti al Teatro Metropolitan di New York.
Mario Pluchinotta
(storico)Tra le opere scritte ricordiamo "Notizia su Casmene", "Memorie di Scicli", "Notizie storiche sciclitane", "Memorie di Scicli", "Blasonario della Contea di Modica", “Cenni sulle case di alcune famiglie di Scicli”