E’ una cosa normale, quando si va in un posto che non si conosce aver bisogno dei consigli e delle dritte da coloro che magari vivono il luogo da visitare o da coloro che hanno già visitato la meta prescelta.
In questo articolo vi vogliamo dare dei buoni consigli su come gustarvi al meglio la vostra vacanza a Scicli e nel suo comprensorio.

Cosa fare

Ecco alcune cose da non perdere quando visitate il territorio di Scicli:

1-AUTOMUNITEVI
Il servizio pubblico urbano dei bus è esistente ma non ha una frequenza tale da permettervi uno spostamento agile e autonomo. Quindi se non amate una gita slow noleggiate un mezzo negli aeroporti di arrivo o a Scicli stesso.

2-CERCATE I PRODOTTI CULINARI TIPICI
Scicli ancora conserva attività commerciali genuine che vendono, servono agli sciclitani prodotti tipici della tradizione. Vi indichiamo alcuni dei prodotti che non troverete al di fuori della provincia di Ragusa. La gastronomia salata vanta numerose alternative: assaggiate le scacce, delizia della rosticceria locale (le trovate nelle rosticcerie e nei panifici)o il “cucciddatu scaniatu”, altro prodotto da forno e della tradizione popolare ( lo trovate SOLO a Scicli, nei panifici e rosticcerie). Tra le specialità dolci provate dolci tipici come il “macallè” (una versione simile si trova a Palermo con il nome di  “cartoccio”) o la “testa di turco” (grosso bignè tipico di Scicli).

3-SCOPRITE LE FESTE TRADIZIONALI E FOLKLORISTICHE DI SCICLI
Un modo ottimo per conoscere un Paese è senza dubbio assistere e partecipare alla vita quotidiana dei suoi cittadini. Naturalmente il turista non può vivere il Paese tutto l’anno ma potrà senz’altro assistere ai momenti più importanti per la città, ovvero partecipare alle feste cittadine. Qui vi indichiamo alcune feste sciclitane che non potete perdere!

4-CENATE A SCICLI
Cercate i ristorantini tipici o le osterie e provate tutto ciò che di tipico vi verrà proposto. Tra ravioli di ricotta e cavatelli al sugo di maiale e salsiccia, le focacce, i piatti di pesce, il macco (purè) di fave, formaggi e salumi, come potete dire di no? Cercate il caturro, piatto della tradizione povera ormai quasi scomparso. (Leggi anche )

5-ANDATE A TROVARE GLI ANTICHI STAGNINI
A Scicli è possibile osservare l’antico lavoro dello stagnino! Nella cava di S.Bartolomeo sono ancora presenti due botteghe di stagnini, una della quali ricavate all’interno di una piccola grotta. In realtà gli artigiani svolgono ancora dei lavoretti soltanto su commissione o per pura passione, sono infatti già pensionati e sono gli esempi viventi della vecchia tradizione che sta scomparendo. Conosciuti da tutti gli sciclitani  i due stagnini Nino Manenti, detto U Lantirnaro, e il signor Giovanni Spadaro sono molto apprezzati dai tanti turisti in cerca del fascino del passato.

6-GODETEVI IL TRAMONTO DA SAN MATTEO
Il colle di S.Matteo è il principale colle della città, centrale, con un’affascinante chiesa in disuso e con la vista più bella su tutta la città. Dal colle si può osservare la fisionomia integrale di Scicli fatta di chiese barocche e case una attaccata all’altra. Sullo sfondo l’orizzonte azzurro del mare dove potrete assistere al dolce naufragare del sole.

7-AFFIDATEVI ALL’OSPITALITA’ DELLO SCICLITANO
Lo sciclitano, come tutti i siciliani, è molto ospitale. Se sei un turista, ti da indicazioni, ti porta in giro per la città, ti accompagna a mangiare nei posti migliori e, se permetti, ti pianifica l’intera vacanza.

Cosa non fare

1-NO AL MORDI E FUGGI
La storia di Scicli è millenaria!
La presenza umana nel territorio di Scicli risale addirittura al periodo che va fra l’età del rame a l’età del bronzo antico (III-II millennio a.C. – XVIII-XV secolo a.C.) Tanti millenni di storia non possono essere apprezzati appieno dal cosiddetto turismo “mordi e fuggi”. Per conoscere veramente le bellezze e la storia Scicli bisogna entrare nella parte intima della città, che non è fatta solo dalle piazze e dalle vie barocche principali, ma da viuzze particolari, reticoli urbani stretti e antichi di stampo medievale, pareti rocciose che ospitano innumerevoli grotte rupestri millenarie alcune delle quali abitate addirittura sino agli anni 60 e paragonate ai Sassi di Matera (leggi anche Parco di Chiafura).