Crollo disastroso alla fornace Penna. Ultima chiamata!
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6 Dicembre 2021Il complesso conventuale dedicato a Sant’ Antonio da Padova, popolarmente chiamato di Sant’ Antonino, è una delle poche testimonianze architettoniche del Val di Noto in cui insistono elementi di cultura pre-barocca.
Il complesso è situato nella periferia della storica Scicli, delimitato dalla ferrovia da una parte e dal torrente Modica-Scicli dall’altra
Si tratta di chiesa e convento ad un piano con chiostro, sito a pochi passi dall’ospedale di Scicli (RG). Complesso un tempo costruito extra moenia, in un sito solitario, oggi soffocato dalle trasformazioni urbanistiche contemporanee.
Il monumento è stato gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale e da più di un secolo si trova in uno stadio di rovina e di abbandono.
Tra abbandono e degrado l’ex convento Sant’Antonio è ancora in piedi (in parte e chissà ancora per quanto).
La chiesa di Sant’Antonino a Scicli è una delle testimonianze del patrimonio monumentale della città più importanti, eppure sottovalutata e abbandonata. Ad essa è associato un ex convento francescano che ha resistito al terremoto del Val di Noto del 1693.
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Breve storia
L’edificazione della chiesa di Sant’Antonio da Padova viene fatta risalire al XIV sec. o anche al XIII sec. (non ci sono fonti certe al riguardo).
Adiacente alla chiesa sono presenti le rovine del convento di Francescani Conventuali di S.Antonino la cui fondazione oscillerebbe invece tra il 1514 e il1522.
In seguito ai gravi danni che subì a causa del terremoto del 1693 subì il rifacimento nello stile barocco.
La vita del convento, sede importante di personaggi illustri e di noviziato, si ridimensionò nel XIX secolo fino a scomparire in seguito all’ incameramento dei beni ecclesiastici operato dallo Stato italiano nel 1866/67.
L’ edificio venduto a privati (famiglie Sgarlata e Giavatto) divenne sede di una fabbrica di fiammiferi.
Dopo essere stato gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale il sito è, da più di un secolo, in uno stadio di rovina e di abbandono.
La chiesa è a navata unica rettangolare con abside semicircolare e ospita otto cappelle laterali.
Sopra il catino absidale si intravedono ancora lavori in stucco che rappresentano la colomba dello Spirito Santo tra raggi e nuvole.
Nello stato attuale l’edificio si trova priva di copertura del tetto e della volta, anche il prospetto è caduto.
Il pavimento è ricoperto di macerie e di vegetazione spontanea.
La cappella cinquecentesca a otto punte
Testimonianza rara pre-terremoto 1693, tra le più importanti della provincia
Tra le cose più importanti di questa fabbrica dedicata a Sant’Antonino è senza dubbio la cappella absidale del 1500.
Di spalle all’abside si trova una cappella composta da un ambiente quadrangolare coperta da una volta reale emisferica divisa in otto spicchi.
Si presenta con una volta a padiglione ottagonale con sezione semicircolare e costoloni sugli angoli con decorazioni ad archetti ribassati. Gli otto spicchi della cupola convergono al centro sullo stemma dei Francescani.
La cappella rappresenta uno dei pochi esempi di architettura prebarocca del Val di Noto.
Oggi è oggetto di interesse e curiosità da parte di storici, studenti e appassionati.
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La costruzione della cappella è accostata ad una committenza alta, importante.
Allo stato attuale, la datazione e la committenza della cappella appaiono incerti ma diversi studiosi convergono sul fatto che il valore competitivo della costruzione è tale da potere essere messa in relazione solo con iniziative comitali.
Infatti il livello artistico della cappella, con la sua decorazione ad archetti ribassati e fiori di giglio, ricorda quello presente nel campanile della chiesa di San Francesco a Ragusa e la cappella Naselli nella chiesa di San Francesco a Comiso e presupporre un intervento dello stesso maestro, ovvero Geronimo Dierna, figlio del maestro Matteo per la chiesa di Ragusa (1) o di Mariano Dierna, quest’ultimo coinvolto nella fabbrica di Comiso.
La presenza nel concio di chiave della cupola dello stemma francescano e i notevoli rimandi analogici alla cappella funeraria dei Naselli (completata nel 1555) in San Francesco fanno ipotizzare una datazione prossima alla costruzione del sepolcro di Comiso.
La cappella è in forte pericolo
Sulla cappella affondano le radici di un grosso mandorlo!
Da anni alligna sulla sommità della cupola gotica risalente al 1500, sopra descritta, un grosso albero di mandorlo che con il suo peso e le sue radici mina l’integrità e la sopravvivenza dell’importante cupola. Serve agire in fretta!
Nella foto di Davide Militello è possibile notare, sottolineato dal quadrato giallo, la presenza della grossa pianta sulla sommità della costruzione.
Chiostro e convento
Alla parte conventuale provvista di chiostro si lavora dal 1514 al 1522.
Il convento, che racchiude un’area alberata, è composto da due ali: quella Est e quella Sud.
L’ala Nord, attaccata al lato sinistro della chiesa è stata demolita.
Nel lato Est è ancora visibile un interessante loggiato cinquecentesco con le sue arcate.
La struttura si disponeva tra piano terra e primo piano (ormai del tutto crollato) dove erano ospitati refettorio e celle dei frati.
Il convento fu importante sede di Noviziato.
Lo stato dei fatti e cosa si può fare
Il complesso conventuale e la chiesa furono incamerati dallo Stato e rivenduti a privati nel 1866. Gli attuali eredi, secondo articoli giornalistici del passato, hanno espresso al Comune di Scicli la disponibilità di vendere sia l’immobile che il terreno annesso.
“Nel 1993 l’ assessorato regionale ai Beni Culturali ha vincolato il bene secondo i dettami della legge 1089 del 1939, ritenendolo di notevole interesse storico ed artistico e perchè pregevole testimonianza architettonica sia per quanto riguarda il suo insieme sia per quanto riguarda i singoli elementi che ne compongono la chiesa, la cappella, il convento ed il loggiato”.
E’ fondamentale provvedere a un suo recupero, anche attraverso la ruderizzazione.
Nel 2008 è stato presentato un progetto di intervento di recupero dell’ arch. Eleda Trovato C.di Sant’Antonio, un’idea di recupero
Inoltre nei cassetti degli uffici tecnici del Comune c’è un progetto di Parco fluviale che insisterebbe sul fondovalle del torrente Modica-Scicli costeggiando l’ex convento”.
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Fonti:
- Marco Rosario Nobile. “Volte a spigolo nervate nella Sicilia orientale tra XVI e primo XVII secolo”;
- Rotolo, Filippo. [1984] ed. 2002. Comiso. La Chiesa di San Francesco d’Assisi. Palermo: Biblioteca Francescana;
- ID., In rovina il convento e la chiesa di Sant’Antonino, in «Il Giornale di Scicli», 22 maggio 1983;
- Carioti Antonino, Notizie storiche della Città di Scicli;
- Giovanni Pacetto, Memorie istoriche civili ed ecclesiastiche della città di Scicli;
- Mario Pluchinotta ed. 1932, Memorie di Scicli;
- Comune di Scicli, Eleda Trovato 2007, Un’idea di recupero Complesso di Sant’Antonino di Scicli;